La cucina romana…..un po’ di storia…

La prima fondamentale caratteristica, che attribuisce alla cucina romana una personalita’ tutta sua, e’ dovuta alla preferenza delle cose genuine e semplici, per cui ogni tentativo di complicazioni culinarie internazionali viene allontanato con netto rifiuto.

Genuinita’ e semplicita’ quindi hanno permesso alla cucina romana di rimanere fedele alle proprie origini, guidandola  il piu’ possibile verso l’intelligente uso dei meravigliosi doni offerti dalla natura.

Chiunque desideri manipolare tra fornelli e pentole ha bisogno soprattutto di Amore e Pazienza, gli ingredienti  fondamentali e indispensabili capaci di rendere palpitante soave e gagliarda ogni pietanza, curandola minuto per minuto secondo le norme e gli accorgimenti tramandati dalla tradizione culinaria romana.

Eppure quei  cibi cosi’ semplici erano un tempo i padroni delle mense dei meno abbienti e nascevano dai pochi ingredienti che una madre saggia ed esperta sapeva sfruttare con Amore e Pazienza seguendo un ricettario ereditato da chi l’aveva preceduta .

Insomma la cucina romana, casalinga e casareccia, non è quella delle salse manipolate e delle mescolanze inventate in maniera strana, ma è la cucina in grado di offrire solo quello di cui si puo’ disporre in casa e che, magari con un certo sforzo economico, non si fa mai mancare: strutto, guanciale, ventresca, grasso di prosciutto, olio di oliva, sale, pepe, peperoncino.

Abbiamo detto fino adesso “cucina romana” per un’indicazione generica.

In realta’, pero’ bisogna essere maggiormente precisi, perche’ gli storici della cucina romana ci tengono molto a sottolineare una netta distinzione….

La “cucina romana” è quella della Roma imperiale e la “cucina romanesca” è la successiva giunta fino ai nostri giorni.

Ai fini di una spiegazione piu’ ampia è bene aggiungere che la “cucina romanesca” si divide a sua volta in “cardinalizia” e “popolare”: nella prima rientrano i cibi piu’ costosi e nella seconda le povere cose a base di frattaglie e ortaggi.

E’ interessante anche sapere che la cucina offre piatti deliziosi e paradisiaci come ad esempio la stracciatella, gli involtini di manzo, il fritto, i carciofi, la cicoria “strascinata” in padella, l’insalata di pomodori.

Alla “cucina romanesca” appartengono invece le pietanze piu’ alla buona, ma di gran gusto come i rigatoni con la pajata, le minestre di pasta e ceci, pasta e patate, pasta e fagioli, pasta e lenticchie, pasta e broccoli, la coda alla vaccinara, la trippa alla romana, i fagioli con le cotiche, i carciofi alla romana e alla giudia e….l’elenco non si esaurisce qui.

Insomma la cucina romana, qualunque veste indossi, rimane sempre la cucina piu’ vera, piu’ genuina, piu’ appetitosa, dai profumi e dai sapori capaci di risuscitare un morto.

E’ il caso di dire che davanti ad un piatto romano è come sentirsi invitati a entrare in un mondo da favola, dove le preoccupazioni  e le amarezze hanno divieto di accesso, perche’ l’anfitrione ufficiale è la gioia di vivere.

Coloro che non sono d’accordo si lascino adescare almeno una volta dall’atmosfera pantagruelica dei buongustai romani.

Forse a cavallo dell’eco il proverbio tornera’ a ripetere :” a magna’ e a gratta’ tutto sta’ a incomincia’”

Dall’Introduzione al libro “La Cucina Romana e Ebraico Romanesca” di Giuliano Malizia

La Cucina Romana e Ebraico – Romanesca Giuliano Malizia